Un altro dei miei primissimi momenti di shock fu assistere alle tesi di laurea dei compagni di corso più grandi. Ricordo che alle pareti non c’erano quadri e non c’erano nemmeno piedistalli con sculture.
C’era una proiezione video a parete fuori dall’aula e per terra dei contenitori di plexiglass contenenti terra, e semi di ogni foggia. Queste erano le opere di un collega artista!
Se all’inizio ebbi come sempre un momento di stordimento poi pian piano iniziai a comprendere e ad entrare anche io nell’ottica del fai da te! E’ un po’ ironico detto così.. ma è proprio vero che l’arte oggi si fa con tutto, ed è un mettere insieme cose diverse come nel bricolage. E Angela Vattese, nota critica d’arte contemporanea, ce lo spiega nel suo libro omonimo.
Fin dai tempi più remoti, l’arte è sempre stata celebrativa e religiosa… guardate all’arte greca… celebrava gli ideali di bellezza classica; l’arte romana celebrava le prodezze degli imperatori, l’arte delle corti rinascimentali celebrava le famiglie dei potenti e così via…
Con il Novecento, il crollo dei rigidi sistemi dei totalitarismi, delle ideologie e delle verità assolute si è tradotto nella totale dissoluzione delle regole anche nel campo dell’arte e ha prodotto una svolta nel suo linguaggio.
A partire da questo momento l’arte viene realizzata con qualsiasi materiale!
L’arte contemporanea viene definita da Angela Vattese “un bricolage”, un dispositivo aperto capace di dilatarsi fino ad includere non solo l’assemblaggio di materiali e oggetti diversi , ma anche l’arte ambientale, l’arte di comportamento, l’arte centrata sulla partecipazione dello spettatore.
Picasso è uno dei primi ad uscire dallo spazio del quadro con i suoi collages: va ad inserire sulla tela oggetti di recupero, elementi estrapolati dal quotidiano per ricreare nuove composizioni.
Ma se vogliamo essere ancora più precisi è stato Van Gogh il precursore di questo modo di operare. Infatti desiderò usare per lungo periodo come modelli dei suoi quadri trofei della discarica.
Van Gogh viene ricordato da tutti per i suoi girasoli, per la famosa notte stellata, per i suoi autoritratti, ma non per i dipinti che rappresentano le vecchie cianfrusaglie e i collages che spezzano la superficie omogenea della tela rendendola diseguale e volumetrica.
Al posto della pittura degli oggetti nasce una pittura con gli oggetti.
Dai quadri che tematizzano i materiali di scarto e che li inseriscono in quanto oggetti, basta un passo per arrivare a un’arte che espone immondizia!
Così l’opera d’arte considerata da secoli un quadro o una scultura oggettivamente bella, con una rappresentazione di un soggetto accattivante come un nudo, una natura morta, o un ritratto di un personaggio storico, perde questa sua aura.
Lucio Fontana con i suoi celebri tagli nella tela ci mostra proprio questo: la volontà di rompere con la tradizione con il gesto emblematico di squarciare “il supporto per eccellenza”. L’imperativo è andare oltre.
Si esce anche dalla limitazione delle dimensioni ristrette di un blocco di marmo nel quale è già racchiuso in potenza l’opera d’arte. Così la scultura realizzata non è più oggetto in se concluso, ma ci rimanda ad altro.
Anzi tutti questi elementi “tradizionali”, usati nel processo artistico, tendono sempre ad essere parte di qualcosa di più ampio. ( Non dimentichiamoci MAI che l’arte contemporanea è un’azione!)
Ma fu con Duchamp che la rivoluzione in questa direzione divenne più marcata.
Duchamp è quell’artista accennato già in un post precedente, che espose un orinatoio maschile rovesciato chiamandolo Funtain.
Il suo gesto fu rivoluzionario in quanto per la prima volta nell’arte una persona si appropriò di un oggetto comune e, cambiando la sua collocazione e firmandolo, lo elevò ad opera d’arte. Duchamp fu inventore di quello che è chiamato oggi ready made, il già pronto all’uso.
All’estetica della rappresentazione accostò quello della presentazione, assumendo che non fosse necessario copiare un oggetto perché questo venisse incarnato come opera. Per cambiare i suoi connotati è sufficiente uno spostamento del contesto entro cui assume un altro significato.
Qua di seguito la celebre Funtain e qualche ready made duchampiano.
Ciò che viene buttato via e dimenticato dalla maggioranza viene riscoperto dall’artista che lo ripropone al ricordo dell’osservatore. Questa pratica, trasferita nell’arte, è diventata contenitore ideale dentro al quale sono finite mille ramificazioni diverse: dal pezzo di carta straccia, all’articolo di giornale tagliato ad hoc, dall’oggetto rimodernato a quello lasciato intatto, fino a quello nuovissimo, desiderato e adorato.
L’ambiente reale viene inglobato nell’opera, divenendone un pezzo considerevole. Inserire pezzi di vita reale nell’opera significa che l’opera stessa cessa di nascere all’interno di un linguaggio aulico e alto, ma inizia a nutrirsi di storie di ogni giorno.
Angela Vattese con il suo saggio “Si fa con tutto” ci dice che ogni cosa o oggetto di scarto è degna di essere presa da altri contesti per andare a costruire un nuovo dispositivo artistico.
Il cosiddetto “bricolage” con la sua natura fragile e poco votata al permanere sembra mettere a fuoco la realtà che stiamo vivendo tutti noi oggi. La vita è diventata friabile, elastica, sempre mutevole e l’arte, che racconta la vita, si è trasformata per rendere sempre più chiaro e immediato questo percepire.
Vi lascio con uno stralcio interessante tratto da un articolo di una rivista d’arte della fine degli anni ’50. Autore Allan Kaprow, artista creatore di happenings, di cui però parleremo più approfonditamente un’altra volta!
“Insoddisfatti della suggestione degli altri sensi attraverso la pittura, utilizzeremo le sostanze specifiche della vista, del suono, del movimento, degli odori e del tatto. Oggetti di qualsiasi genere costituiscono materia per la nuova arte: pittura, sedie, cibo, luci elettriche e neon, fumo, acqua, calzini usati, film, un cane e mille altre cose che saranno scoperte dalla nuova generazione di artisti. Questi creatori spavaldi non solo ci mostreranno, come se fosse la prima volta, il mondo che abbiamo sempre posseduto benché ignorato, ma ci renderanno partecipi di una serie di eventi e avvenimenti inauditi trovati nei bidoni della spazzatura, negli archivi della polizia, nei corridoi degli alberghi, visti nelle vetrine dei negozi o per strada, sentiti nei sogni o nei peggiori incidenti. Come l’odore di fragole spiaccicate, la lettera di un amico…tre colpi alla porta, un graffio, un sospiro, o una voce che legge incessantemente, un flash accecante staccato, una bombetta: tutto diventerà materiale per questa nuova arte concreta. I giovani artisti di oggi non hanno più bisogno di dire: “sono un pittore” o “un poeta” o “un ballerino”. Sono semplicemente artisti. Tutta la vita è aperta a loro. Scopriranno il senso dell’ordinarietà per mezzo di cose ordinarie. Non tenteranno di renderle straordinarie, ma si limiteranno a stabilire il loro significato reale. Dal nulla inventeranno l’eccezionale e forse anche la nullità. La gente ne sarà deliziata oppure orripilata, i critici confusi o divertiti, ma queste ne sono certo, saranno le alchimie degli anni che ci attendono.”
Allan Kaprow, Da Artnews, Ottobre 1958
Cari amici, l’arte si fa veramente con tutto! Non scioccatevi allora quando ad una fiera o ad una inaugurazione di una mostra trovate una chiave inglese appesa al muro o un mucchio di accozzaglie!
This is contemporary art’s mood!
Stay tuned. 🙂
Devi essere connesso per inviare un commento.