“Qual è il parassita più resistente? Un’idea. Una singola idea della mente umana può costruire città. Un’idea può trasformare il mondo e riscrivere tutte le regole. Ed è per questo che devo rubarla.”
È così che recita Di Caprio in una scena di Inception, film del 2010, regia di Christopher Nolan.
Un tempo la tecnica e il mestiere contavano spesso più delle idee.
Francesco Bonami dice che “quando un’opera d’arte è il frutto di una maestria inimitabile di uno studio tecnico, dello studio di anni, non si può nutrire alcun dubbio sul talento”.
Prendete Canova, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Friedrich ecc… Potrei citarne un centinaio e voi non avreste tentennamenti riguardo le loro straordinarie capacità.
E allora questi personaggi che hanno realizzato così sapientemente cose così straordinarie non possono essere altro che grandi artisti!
Se anche voi aveste avuto più possibilità, studiato le tecniche, imparato a fare, avreste potuto essere come loro. Con questa illusione nel cuore tornate a casa tranquilli.
Ma se all’interno di una galleria d’arte o un museo, trovate una scatola con dentro della merda, o un orinatoio maschile improvvisamente tutte le convinzioni che vi siete costruiti crollano.
Vi sentite immediatamente presi in giro. Avvertite un suono nell’orecchio martellante. Un fastidio. Un prurito al piede da scacciare. Vi chiedete come sia possibile che una cazzata simile sia stata elevata al rango di opera d’arte, che sia presente su tutti i libri di storia dell’arte con tanto di descrizioni e pezzi critici, e siete sotto sotto molto arrabbiati di non esservi arricchiti come quei matti che hanno ideato cose talmente astruse o banali che avreste potuto benissimo fare anche voi.
Tutti vanno in bagno, no? Che cattivo gusto! Tutti sono capaci di prendere un oggetto a caso, firmarlo ed esclamare “Questa è un’opera d’arte!” Che talento ci vuole per fare queste cose?
Bene io vi dico che questa vostra reazione è normalissima e assolutamente giustificata!
Vi confesso che non molto tempo fa pensavo anche io la stessa identica cosa.
Al liceo artistico sapevo dell’esistenza di Piero Manzoni e Marcel Duchamp, ma non avevo mai approfondito le loro ricerche.
Immaginatevi la mia faccia ad una delle prime lezioni di arte contemporanea di fronte alla “Merda di artista” di Manzoni e alla “Fountain” di Duchamp. Uguale alla vostra. Se non peggio.
Ma ora vi racconto un altro aneddoto divertente.. quando andai dal mio prof di tecniche della scultura a far vedere quanto ero brava a disegnare!
Ricordo la mia entrata trionfale in aula con una cartelletta più grossa di me, la soddisfazione e l’arroganza di appoggiarla sul tavolo sfinita perché troppo pesante, la meraviglia dei corpi nudi che mostrai orgogliosa, quei disegni che per anni avevo realizzato con estrema facilità…
Geremia guardò distrattamente. Annuì foglio per foglio. Nessun segno di approvazione. Zero entusiasmo.
Chiusa la cartelletta aprì bocca per la prima volta in quella giornata: Si grazie Francè. Eh mò? Hai altro da farmi vedere?
-Hai altro da farmi vedere?!?! Ma come si permette?-
Si, è indiscutibile la tua bravura. Hai una mano invidiabile. Ma che cos’hai da dire esattamente? La tua donna nuda sembra voler uscire dal foglio. Ma manca tutto il resto. Non c’è la cosa fondamentale!
E che cos’è questa cosa? Dissi quasi in lacrime.
Il perché l’hai fatta per esempio. L’idea che ti ha spinto a realizzarla in un certo modo piuttosto che in un altro.
Il messaggio profondo dell’arte. Mmm.. Dalla tua faccia sembra che stia parlando un’altra lingua. Sti ragazzi che vengono dal liceo artistico… che robbbaaaa!
E sapete la ciliegina sulla torta qual è stata?
Mi disse di andare a casa e dimenticarmi per un po’ di essere brava a disegnare. Mi consigliò di leggere, studiare, pensare e scrivere, andare a vedermi un bel film. Dovevo fare di tutto. Anche rotolarmi sull’erba in una bella giornata di sole. Tranne prendere una matita in mano!
Ricordo ancora che tornai a casa tardi dopo aver passato l’intero pomeriggio al parco di Palestro, camminando e imprecando allo stesso tempo per scaricare l’energia distruttiva che avrei voluto scagliare addosso al nuovo posto dove studiavo e alla gente pazza che lo popolava.
Fu un vero e proprio trauma allora. Oggi rido di gusto nel raccontarlo.
Appena uscita da un liceo, con il petto gonfio di quella che è sempre stata considerata una delle migliori in materia, non avevo ancora i mezzi per capire la finezza di quel discorso. L’unica cosa che seppi fare al momento fu prendermela troppo.
Con il tempo, la consapevolezza e lo studio approfondito dell’arte interpretai le sue parole dure e schiette come un modo intelligente per mettermi fortemente in discussione.
Quindi grazie Geremia! Ovunque tu sia un sorriso di riconoscenza!
Ciò che voglio dire è che oggi non basta solo la tecnica. Oggi non è più essenziale saper essere dei geni a livello tecnico in arte.
L’importante è pensare possibilmente prima degli altri la cosa giusta al momento giusto. Il solo fare non basta!
Bonami ci dice ancora: Se nell’antichità la tecnica era fondamentale per sviluppare un’idea oggi non lo è più. Se nelle botteghe dei grandi pittori gli allievi potevano ispirarsi allo stile del loro maestro, nell’arte contemporanea questo non è più possibile.
L’arte contemporanea è diventata molto personale, un percorso individuale, unico e inimitabile.
Quindi oggi conta l’idea. Conta saper mettere insieme i pezzi, fare un collage di materiale altrui per proporre una cosa nuova.
Certo bisogna essere capaci di disegnare, padroneggiare il maggior numero di tecniche possibile, ma queste devono essere strettamente funzionali e al servizio dell’idea. Se l’idea manca, l’essere tanto bravi tecnicamente non serve a molto.
Ecco quindi che arriviamo alla conclusione di oggi: Non tutti possono essere grandi artisti!
Bonami smonta il titolo del suo libro: No non potevi farlo anche tu! Semplicemente uno che fa l’ artista ci è arrivato prima di te!
Avere idee… come si fa? Oggi l’artista è poliedrico, è più un regista/architetto.
Quindi non si specializza solo in un unico settore.
Non esiste più divisione netta tra pittura, scultura e grafica per esempio.
Io mi sono laureata in scultura, ma non mi definisco scultrice, perché è riduttivo.
Se guardate il mio portfolio potete vedere che faccio tante cose. Tanta fotografia, video, installazioni, qualche progetto grafico, disegno. Tutto si amalgama per lei… l’idea in quanto tale.
In funzione dell’intuizione che ha, l’artista si ingegna per metterla in scena con il mezzo più congeniale alla sua più diretta fruizione.
E come fa a farsi venire queste idee? Bella domanda.
Ogni artista ha il suo metodo. Posso parlare di me in questo caso.
Prendo spunto dalla mia storia personale. Mi pongo delle domande su ciò che vivo. E seguo alla lettera il consiglio di Geremia. Studio, leggo, osservo, guardo film. E tanto altro ancora.
Rubo dagli altri per ricreare nuovi mondi.
Inception docet.
Stay tuned!
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