“I giovani di oggi non hanno né sogni, né speranze, né fiducia in se stessi. Come dice bene Miguel Benasayag in un libro molto bello, L’epoca delle passioni tristi, il futuro per loro non è più una promessa, ma una minaccia. Io non so se sia proprio una minaccia, di certo non offre motivazioni: perché lavorare, studiare se il futuro non promette niente? Se il futuro non promette niente si vive nel presente senza guardare avanti. Se il mondo è indifferente nei loro confronti è chiaro che vivono più di notte che di giorno. E l’alcolismo o la droga, prima di essere un vizio o un eccesso, sono anestesie: un non voler esserci.”
Umberto Galimberti, intervista pubblicata su ‘Il Giornale di Vicenza’ il 20 gennaio 2012
“I giovani vivono nell’assoluto presente, mossi dalla convinzione che la vita è “uno stupido scherzo” e tanto vale vivere in diretta ventiquattro ore al giorno e riderci sopra. Ma vivere nell’assoluto presente è decisamente deresponsabilizzante. La responsabilità è la comprensione degli esiti che la mia azione avrà sul mio passato (personalità e reputazione) e degli effetti che avrà sul futuro: ma se per il giovane, che vive in uno stato di maniacalità, passato e futuro sono assenti, viene meno anche la responsabilità. Il futuro, in termini umani, non c’è più, non tanto perché non c’è un tempo fisico; ma perché non c’è una configurazione del futuro. Quando Nietzsche, nel definire il nichilismo, afferma che «manca il fine», ecco che il futuro è già infranto, è già cieco e buio. «Manca la risposta al “perché?”»: ed è chiaro che se manca un progetto e manca uno scopo, manca anche la ragione per cui si è al mondo, il senso dell’esistenza.”
Umberto Galimberti, intervista di Carlo Crosato
Che fine ha fatto il futuro?
Stay tuned!
Immagine: orologio colpito da proiettili, ArteFiera Bologna 2015
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