Un po’ di tempo fa, ero al Sap Forum, in Fiera Milano City, a fare la hostess.
Durante un momento di pausa, mentre aiutavo la mia capa ad infilare i librettini informativi nelle custodie trasparenti, si è finite a parlare di ciò che faccio.
Manu incominciò a raccontare di una serata di aperitivi con un gruppo di amici in zona Moscova per poi arrivare ad informarmi che era stata a concludere la bevuta all’ inaugurazione di una mostra.
Ci erano finiti per caso, attirati dalla quantità di gente sulle cui teste viaggiavano ondeggianti vassoi carichi di bianchi. Al terzo bicchiere si erano accorti delle “cose” appese a parete o disseminate per terra.
Sapendo che avevo a che fare con l’arte, Manu mi ha chiesto incuriosita: Ma Franci, tu che vivi di più in quell’ambiente, come fa ad essere considerata opera d’arte una chiave inglese appesa alla parete?
Una domanda giusta e pertinente! Quesito che mi viene costantemente posto sotto altre svariate forme da amici, conoscenti, parenti e chiunque non sia addetto al settore.
Eh già! Come fare a spiegare cosa sia l’arte contemporanea, come arrivare a tutti con la mia arte?
Sono sempre stati i miei dilemmi interiori.
Ci sono molti professori di storia dell’arte e filosofi che sostengono che l’arte debba parlare da sé.
Ma questo concetto lo può capire chi conosce i molteplici linguaggi dell’arte, chi l’arte la macina, la studia, la vive in prima persona. Chi non è addetto ai lavori, e non ha nozioni teoriche, come fa a capire la sottigliezza di questi concetti? Parliamoci chiaro, che parametri ha la fetta degli amatori curiosi?
Dall’esigenza di trovare una risposta a tutte queste domande, mi sono rimboccata le maniche.
Siccome ciò a cui mirano le mie installazioni è un maggior coinvolgimento dello spettatore, sento forte il bisogno di dare a chi mi segue le istruzioni per l’uso per comprendere non solo la mia arte, ma l’arte contemporanea in generale.
Non dico che l’arte vada spiegata per filo e per segno perché non si lascerebbe spazio alla libera interpretazione, ma credo che se uno degli obbiettivi dell’arte di oggi sia lo stabilire una relazione sempre più intensa con il suo pubblico, allora è necessario dare più input.
E’ comprensibile che la vostra reazione di fronte a qualsiasi oggetto di arte contemporanea sia questa:
“Ma vorresti dire che tutte queste cose sono arte? Ma avrei saputo farle anche io!” .
Chi davanti ad un’opera contemporanea come un teschio diamantato, un mucchio di detriti, uno squalo imbalsamato, una chiave inglese per l’appunto appesa ad un muro non si è mai posto queste domande?
Credo tutti quelli che non conoscono bene i processi dell’arte contemporanea e che la associano per antonomasia ad una incredibile esecuzione tecnica, o all’estetica del gusto, o chi ancora ha la concezione che l’arte sia un settore scollegato dal quotidiano.
Ma l’arte si è sempre occupata di raccontare la vita e il sociale della storia umana. Non si chiamerebbe storia dell’arte altrimenti!
Ecco se facessimo lo sforzo di collegare l’arte alla vita, allora non ci sarebbe difficoltà a capire che ogni periodo storico ha le sue esigenze di linguaggio.
Se provassimo sempre a fare questo esercizio, a contestualizzare l’arte al periodo in cui è stata creata avremmo meno difficoltà a comprendere i motivi per cui l’artista abbia scelto una linea di comunicazione piuttosto che un’altra.
Parliamo del nostro presente: oggi l’artista contemporaneo non è più considerato come colui il quale si appropria di uno stile solo, che usa per tutta la vita un unico materiale, una tecnica, un solo modo di esprimersi. L’arte oggi è legata alla sperimentazione continua, è effimera, poco durevole. L’artista che opera oggi non ha più movimenti di riferimento o correnti alle quali legarsi.
L’artista è agente attivo, che lancia messaggi e fa indagini sociali attraverso le sue creazioni.
Ma a questo concetto ci dobbiamo arrivare piano piano, partire dal perché è successo così.
La cosa fondamentale che serve per iniziare questo viaggio con me ce la dice già un grande curatore di arte contemporanea :
“Per capire e godersi l’arte contemporanea non occorre essere intenditori, basta una sola cosa, una mente aperta.”
Francesco Bonami, Lo potevo fare anche io
Quindi caro amico/a liberati dai pregiudizi e dalle convinzioni radicate che hai sull’arte, fai pulizia e ricominciamo insieme.
Il primo spunto che ti do: l’artista ti vuole comunicare un messaggio, non ti vuole far vedere quanto è bravo a fare una cosa. Ci sono già le macchine fotografiche e industriali che raggiungono la perfezione tecnica ed estetica.
L’artista ti dona la possibilità di spalancarti ad una visione personale sul mondo e la società che viviamo tutti i giorni del nostro quotidiano. Sta a te cogliere al volo l’opportunità di scoprire quell’essenziale invisibile agli occhi.
Stay tuned!
Devi essere connesso per inviare un commento.