“Sono molto incuriosita da una delle condizioni che, a mio parere ha solo l’arte, e che si trova nel gioco del contemporaneo in maniera antagonistica rispetto a quella della spettacolarizzazione: lo spettacolo fa vedere ostentatamente, l’arte nasconde, e, nascondendo, l’arte rivela quello che è stato nascosto dallo spettacolo. Se lo spettacolo crea potere attraverso l’immagine, l’arte inizia a scegliere l’invisibilità. Amo l’arte in cui c’è una romantica e pensierosa intimità. Il lavoro manuale ha bisogno di tempo, è paziente, riflessivo. È in contrasto con l’attuale modo di percepire. L’arte…sospende, si sospende. Crea un’atmosfera di silenzio. È un’impalpabile struttura vulnerabile. È come se ti fosse concesso di entrare in una stanza dove sta dormendo qualcuno che non si deve svegliare; il fiato si fa corto, il battito aumenta. C’è consapevolezza. E perdita di coscienza.
(…) L’arte è un incontro fortuito con delle tematiche che hanno a che fare con l’aldilà e l’aldiqua, con la vita e con la morte. Quando queste materie sono componenti dell’opera, quella è un’opera immortale perchè entra nella vita individuale delle persone.
(…) Non abbiamo bisogno di un’arte frivola e decorativa, abbiamo già tutto quel che serve per decorare i nostri appartamenti: acquari, carte da parati, piante. L’arte deve cambiare il mondo.”
Francesca Alfano Miglietti
Immagine: Louise Bourgeois, Maman, 1999
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