“Tutto il mio lavoro ruota intorno a quel che abbiamo perduto. Ogni mia opera è pensata per essere appesa al muro: non ho un atelier ma una scrivania, un computer, un laboratorio e un corniciaio.” Sophie Calle
Un giorno qualunque, Sophie si alza, fa colazione, si lava, si veste e si mette al pc a controllare la posta. Compare come oggetto in cima alla lista quello strano “Abbi cura di te”.
Apre e in allegato trova una lettera: è il congedo freddo e calcolato dell’ uomo che ama. Un addio senza diritto di replica.
Sophie, che non riesce a fare a meno di riempire la sua arte di tracce intime della propria esistenza, decide di utilizzare questa lettera per un suo progetto artistico.
Nasce così il progetto Prenez soin de vous, in inglese Take care of yourself,
in riferimento alle ultime parole lapidarie scritte dall’uomo X per lei…
Abbi cura di te… sono parole dolci e strazianti, buone e crudeli nello stesso tempo…
Sophie prende alla lettera questo ultimo consiglio. E come in tutte le storie d’amore finite male, si prende un periodo di silenzio per se e poi si fa aiutare da persone esterne…
Ma vediamo come procede…
In un primo momento, si rinchiude in se stessa e analizza l’accaduto. Come? Prende la lettera e decifra ogni parola. Il testo è passato ai raggi X. La mail viene tradotta dall’artista in codice morse, in linguaggio esadecimale, in braille, in stenografico, in codice a barre, in trascrizione fonetica e in sms.
Poi passa all’analisi del testo come fosse un canto della “Divina Commedia”: aspetto tipografico, paratesto, genere, enunciato, vocabolario, analisi logica e grammaticale; lunghezza (con istogrammi in blu) delle ventidue frasi; evidenza delle forme verbali: quanti gerundi, quanti imperativi, quanti condizionali; frequenza del soggetto: io il triplo di tu; riferimenti letterari: I Fratelli Karamazov, Resurrezione, La Repubblica di Platone. Per “abbi cura di te” senz’altro Emma di Jane Austen.
Insomma Calle fa fiorire un archivio di ricerca intorno ai contenuti della lettera. E la va a sezionare come si fa con l’autopsia di un cadavere.
Va a sviscerare ogni piccolo particolare!
Non contenta, passa la lettera ad altre donne…
Nelle mani di una cartoonist diventa una striscia comica, la giornalista di agenzia ne fa un lancio, il giudice una sentenza.
La sessuologa risponde con una ricetta su carta intestata dell’ospedale: “No, non posso prescriverle antidepressivi. Lei è solo triste. Un evento doloroso fa male ma la soluzione non può essere chimica”.
La psicanalista si sofferma sulla brutalità della vacuità della frase omicida finale: un “banale take care” al posto di un addio. Come dire abbi cura di te stessa perché non sarò io a farlo.
L’avvocato suggerisce due anni di carcere e trentasettemila euro di ammenda per il soggetto, colpevole di truffa e contraffazione.
Florence Aubenas (giornalista lungamente sequestrata in Iraq) le scrive che la sua lettera non sarà pubblicata: troppo personale.
La criminologa analizza il soggetto mittente: “Un uomo intelligente, colto, di buon livello socioculturale, elegante, seducente, orgoglioso narcisista ed egoista. Psicologicamente pericoloso o/e grande scrittore”.
Marie Dasplechine, scrittrice, ne fa una novella per bambini.
La maestra elementare in bella calligrafia la propone come compito agli alunni con cinque consegne: Dai un titolo a questo racconto. Chi è il protagonista? Qual è il problema? In che modo il protagonista lo risolve? Trova un altro finale alla storia. Ambra, nove anni e mezzo, lo svolge: “Sembra che lui l’ami. Se l’ama non capisco perché la lascia. È una storia triste“.
La paroliera la trasforma nel testo di una canzone, la compositrice classica in un brano per pianoforte.
L’esperta di bon ton la boccia categoricamente e propone un nuovo testo: sette righe scritte con penna stilografica su carta velina, impeccabili per assenza di vanità.
La cartomante fa i tarocchi: l’eremita, il matto, l’imperatrice, la luna, l’impiccato.
Un’agente dei servizi segreti la critta usando la parola chiave “rottura”.
La redattrice di parole crociate ne fa un fenomenale cruciverba: memorabili le definizioni di “benefico”, “irrimediabile”, “amante”.
L’architetto di interni ne fa mille copie da distribuire agli ospiti in visita e le impila in un contenitore, la contabile la trasforma in un bilancio economico del dare e dell’avere in amore.
La madre invia una lettera alla figlia: “Amore mio, si lascia e si è lasciati, è questo il nome del gioco. Sono sicura che anche questo sarà per te fonte d’ispirazione artistica. Mi sbaglio?“.
E così via…
Tutto questo materiale viene raccolto in un libro, in cui si ride, si piange, si fa rumore per il nervoso, si discute, ci si scambia punti di vista.
Ma oltre al materiale cartaceo Sophie riceve dalle “sue” donne tracce video e audio!
Ecco dunque il momento di sedersi a godersi lo spettacolo!
Dei quattro cd rom allegati (la seduta dal consulente familiare, la conversazione con la speaker della radio, il film realizzato dalla regista Letitia Masson) l’ultimo contiene le immagini di chi ha risposto con la voce e coi gesti. Per esempio lo spettacolo di una clown o quello di una stella della danza all’Opera di Parigi.
Jeanne Moreau che legge nella penombra di una stanza, commenta con voce roca, si ferma, riprende, si emoziona.
La tiratrice di carabina che del foglio con la mail fa un bersaglio, prende la mira e spara.
Persino la nostra Luciana Littizzetto si filma mentre la legge nella cucina di casa sua, a Torino, affettando una cipolla: sarcasmo e lacrime.
Victoria Abril rimprovera Sophie: “Gli hai dato troppe condizioni, gli hai detto che dopo la fine dell’amore non avresti voluto vederlo più, gli hai chiesto di non essere l’altra, la quarta delle sue donne. Ma, Sophie, in amore non si dettano regole. Hai sbagliato“.
E poi ancora altri video: un’attrice giapponese con la maschera di gesso, una ballerina indiana che danza, una cantante di tango, un pupo di cartapesta (femmina), una rapper, un’interprete di fado portoghese, una soprano lirica, una cantautrice berlinese.
Alla fine resta Brenda, maestoso pappagallo bianco con cresta dorata (femmina): col becco fa a pezzi la lettera, la assaggia, ne mangia un po’, non gli piace, la butta.
Sono state coinvolte 107 donne in questo progetto e sicuramente si è realizzato uno scambio di racconti e idee decisamente stimolante. Tutte le storie individuali sono state messe in comune creando un coro ben coeso e deciso nel condannare le parole false dell’uomo X con grande senso di solidarietà e complicità.
Sophie segue il consiglio di quell’uomo crudele che le ha voltato le spalle da vile in una giornata qualunque.
Credo che questo signore sconosciuto abbia avuto un po’ quello che si meritava!
È stato condannato dalla sua ex e da un coro sterminato di donne agguerrite e complici, e per concludere le sue “lodevoli” gesta sono diventate pubbliche e parte di un progetto artistico di grande successo internazionale comprendente un ciclo di mostre ed eventi e un favoloso libro che sta girando un po’ ovunque in tutto il mondo!
Questo “abbi cura di te” è riferito a lei in primis che ha trovato il coraggio di concretizzarlo. Ma assume sottilmente un significato universale.
E’ un messaggio rivolto a tutti:
Take care of yourself trasmette che nessuno si salva da solo. Solo chiedendo aiuto e aprendosi si trova il coraggio di ricominciare!
Take care of yourself invita a guardare oltre le delusioni e ad entrare nell’ottica che la vita è un percorso, in cui ogni evento bello o tragico, ogni incontro o rottura, accadono per una ragione…
per portarci dove siamo destinati ad andare, arrivare e restare.
Stay tuned! 🙂