L’opera Città in costruzione è composta da una scultura e da una serie di fotografie in sequenza. La scultura consiste in una lastra di ferro su cui è installato un sistema di viti. Sulle viti sono collocati cubetti di sabbia di cm 2×2. I cubi, grazie alle viti di lunghezze differenti, creano un gioco tridimensionale.
Le fotografie sono particolari della scultura: con le zoomate, le viti si trasformano in grattacieli freddi e alienanti che si susseguono in ripetizione, l’uno dietro l’altro, secondo uno schema rigido e geometrico; i cubi di sabbia posizionati ad altezze differenti rimandano ad una struttura architettonica che prende forma.
La scultura rappresenta una città in costruzione stilizzata vista nella sua totalità. E’ quindi mappa. Nel realizzare la scultura ho pensato alle foto del pianeta terra viste dal satellite. La scultura è un piccolo mondo aperto a noi di cui abbiamo una visione completa. Però avvicinandosi con l’obbiettivo della macchina fotografica ritorna spazio a misura d’uomo di cui si hanno solamente visioni parziali, poco leggibili e scollegate dalla mappa.
La pluralità di spazi a cui siamo sottoposti, l’eccesso che impone allo sguardo, l’effetto di spaesamento e solitudine che ne risulta introducono fra chi è coinvolto e lo spazio del paesaggio una rottura che impedisce di riconoscervi un luogo, di ritrovarsi pienamente in esso.
Questo progetto è una riflessione sugli spazi che percorriamo oggi.
Anche se si prova a riempire questo vuoto attraverso le molteplici e dettagliate informazioni proposte dalle guide turistiche o dai racconti di viaggio, lo spettatore in relazione agli spazi ha sempre delle visioni parziali, delle istantanee sommate alla rinfusa nella memoria e ricomposte in una narrazione senza coerenza.
Mostra collettiva, partecipazione al “Premio Nazionale delle Arti 2009/2010”, Accademia di Belle Arti di Napoli, 17 Giugno 2010
City in construction
The work City in Construction is composed by a sculpture and a series of photos. The sculpture consists of an iron plate on which a system of screws. Small cubes of sand (cm 2X2) are located upon the screws. Thanks to the different lengths of the screws the cubes create a tridimensional game. The photos display details of the sculpture: with the zooms the screws transform themselves into cold and alienating skyscrapers that follow one another, according to a rigid and geometric scheme. Small cubes of sand located at different heights reproduce an architectural structure that takes its shape. The sculpture reproduces a city in construction stylised and seen in its entirety: it is like a map. In making this sculpture I thought of the photos of the earth planet made from the satellite. The sculpture is like a small world which is open to us who have a full vision of it. However, as we get closer with the lens camera the sculpture returns to be a human kind of space of which we have only partial and difficult-to-read visions, which are not related one to the other on the map. This work is meant to reflect on the space in which we nowadays live. The plurality of spaces which we are subjected to, the excess that this plurality imposes on our gaze and its subsequent effect of disorientation and solitude introduce between the onlookers and the landscape a sense of rupture which prevents them to recognize a space there, to find themselves there in it. Even if one tries to fill this emptiness with the multiple and detailed information offered by touristic guides or travel books, the onlooker gains always partial visions in relationship to the given spaces, a sum of snapshots mixed with confusion in his memory and reunited in a narrative devoid of coherency.
Collective Exhibition, “Premio Nazionale delle Arti 2009/2010”, Accademia di Belle Arti, Napoli, 17 June 2010